Le attività sperimentali del progetto ADAM analizzano all'interno dello stesso vigneto di Chardonnay quattro diverse tesi:
1.non irrigato
2.irrigazione a goccia, gestione tradizionale
3.irrigazione a goccia, gestione con deficit irriguo controllato + gestione per la protezione dagli stress termico-radiativi
4.irrigazione a goccia + nebulizzatori per azione climatizzante
I primi risultati indicano in generale che, in prossimità degli interventi irrigui, il contenuto di carotenoidi, la cui presenza è un indicatore di condizione di stress nelle uve, risulta significativamente minore nelle parcelle irrigue rispetto a quello riscontrato nella tesi non irrigua.
Questa migliore fitness dell’uva in condizioni irrigue viene attivata in modo particolare nelle parcelle in cui l’irrigazione è accoppiata alla nebulizzazione dell’acqua sovra-chioma. Questa pratica, che ha un effetto climatizzante, è stata utilizzata per quattro volte durante la stagione irrigua 2019, in corrispondenza di temperature superiori a 35 °C. Nella tesi in cui è stata impiegata si è ottenuto un interessante ritardo nella maturazione tecnologica delle uve, con mosti contraddistinti da acidità maggiori e grado zuccherino minore rispetto alle altre tesi. Caratteristiche tanto desiderate per le uve destinate, come in questo caso, alla produzione di basi spumante.
Infine, è interessante sottolineare anche come il contenuto di polifenoli alla vendemmia, sempre nelle uve delle parcelle con irrigazione climatizzante, sia significativamente inferiore a quello delle uve provenienti dalle parcelle non irrigua e con gestione dell’irrigazione a goccia tradizionale.
Risultato questo senz’altro ricercato nei vini bianchi, che risultano così più stabili e meno soggetti a fenomeni ossidativi.
I risultati preliminari dell’applicazione di questa pratica sembrano quindi particolarmente incoraggianti, evidenziando una buona efficacia nel contrastare gli effetti negativi degli stress estivi multipli.